Ristorazione a Roma: Ristorante La Torricella (Roma, Italia)
La Torricella - Ristorante
Il Quartiere: Testaccio
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Testaccio è un quartiere dal doppio volto: una volta casa della working class romana, poi polo di cultura, arti e divertimento notturno. Siamo in una zona di Roma più cara ai romani che ai turisti, dove ancora si può respirare una atmosfera tipicamente locale: l’aggettivo testaccino è infatti sinonimo di autentica, verace romanità. Se uno straniero curioso volesse provare a sentirsi un poco romano, lo porterei sicuramente qua, a fare una passeggiata tra piazza Testaccio e piazza Santa Maria Liberatrice, osservando i ragazzini che giocano a pallone negli ampi spazi di quest’ultima, accanto agli anziani gentleman testaccini assisi sulle panchine, intenti a godersi la brezza serale estiva, discettando di politica, attualità e, soprattutto, calcio. È in questo quartiere infatti che è nata una delle due principali squadre di calcio della capitale, la A.S. Roma. Rione inizialmente popolare, raro esempio di urbanizzazione programmata a Roma, è caratterizzato da una edilizia di inizio Novecento funzionale e graziosa: condomini caratterizzati da grandi finestre con panni stesi e ampi cortili, spesso impreziositi da alte palme e piccole fontane, racchiusi da cancellate in ferro battuto. Questi condomini spesso racchiudono al loro interno appartamenti ampi e funzionali, inizialmente dimora della working class che lavorava nell’adiacente polo industriale di Ostiense, ora ambita residenza della borghesia romana riflessiva e progressista. Tuttavia l’anima popolare e verace del quartiere resiste, creando un felice connubio tra vecchi e nuovi abitanti. Riflettendo, è sorprendente come tradizione e contemporaneità convivano a Testaccio. L’area verso via Ostiense, intorno al Monte de’Cocci e all’antico Mattatoio ora sede del Macro (Museum of contemporary art of Rome) è costellata di pub e discoteche (alcune di buon livello) ed è uno dei principali teatri della moderna movida notturna capitolina. La zona intorno alle due piazze principali conserva invece una sua essenza autenticamente romana e old school; bar e negozi a pluridecennale gestione familiare, gelaterie, rivendite di pasta fresca, impreziosita da innesti moderni ma di livello, come teatri, librerie, negozi di street food di qualità. A proposito di cibo, Testaccio è il regno dei ristoranti romani di qualità e tradizione. Oggi voglio parlarvi di uno dei miei preferiti: La Torricella a via Evangelista Torricelli.
Siamo in una via un po’discosta, quieta e tipicamente testaccina. Appena varcata la soglia si respira un’atmosfera vecchia scuola, sembra di stare in un ristorante degli anni Settanta: arredi essenziali, zero concessioni alla moda, tutto sembra rassicurantemente immutato da decenni. Sorprendentemente, pur essendo nella core area della cucina romanesca tradizionale, il menu spazia tra tre tradizioni regionali centroitaliane, prendendo il meglio da ognuna di esse: abbiamo così il Lazio, l’Abruzzo e un po’ di Marche, in armonia con la provenienza ibrida del personale. L’anima del locale è incarnata infatti da due personaggi: Augusto, il proprietario, è originario di Montereale, un piccolo paese abruzzese famoso per il suo insolito numero di ristoratori trapiantati a Roma; mentre Pietro, il caposala, è di Bacugno, provincia di Rieti. Pietro e Augusto sono due professionisti di livello: attenti, cortesi ma mai ruffiani o sopra le righe, autentici portatori di una tradizione italiana del servire di cui si vanno perdendo le tracce. Ma, perdonatemi le troppe divagazioni, arriviamo finalmente al sodo: la cucina. Ogni stagione viene rispettata, ogni prodotto selezionato con cura. Quella de La Torricella è una cucina fuori dalla moda e dentro al tempo. L’attenzione è rivolta principalmente al pesce e alle verdure, presentatici in preparazioni semplici e di assoluta freschezza. La vetrina col pesce freschissimo che ti si palesa davanti appena varcata la soglia è davvero uno spettacolo del mare. Il vigore delle materie prime è incontrovertibilmente dimostrato da un menu diverso di giorno in giorno, caratterizzato da tre-quattro caposaldi sempre presenti in lista. Ugualmente per le verdure: non è insolito che sia lo stesso Augusto, grande camminatore, a proporre al cliente sconosciute e deliziose erbe selvatiche da lui personalmente raccolte nelle campagne abruzzesi. Menzione speciale per i tartufi scovati da Pietro nei boschi della provincia di Rieti.
E così si comincia con puntarelle, cicoria fresca con alici, broccoletti, grattaculi (germogli di zucchina introvabili altrove) carciofi fritti, impareggiabili olive ascolane che nemmeno ad Ascoli Piceno (antica ricetta di una anziana signora di Offida racconta Augusto), polpette di seppia e carciofi
adagiate su sottili fette di limone, polpette di chianina, insalata di spigola, insalata di ovuli freschi, tartare di gambero rosso, epiche patate fritte di Montereale e molto altro. Gli antipasti sono veramente qualcosa di unico e non sarebbe un’idea inconcepibile cenare esclusivamente con quelli, ma poi uno si perderebbe il resto…
Altra peculiarità del locale sono le zuppe: chicche rare come la minestra di broccoli e arzilla come da antica tradizione romanesca, zuppa di pesce, zuppa di fagioli freschi e pesce. Le paste sono spesso fresche e fatte in casa: partendo da una imbattibile cacio e pepe abbiamo spaghetti con broccoletti e gamberetti, mezzemaniche con totanetti, spaghetti alle vongole.
I secondi sono il trionfo del pescato fresco, tutto è cucinato in modo semplice e tradizionale, teso ad esaltare la qualità della materia prima: merluzzo bollito con crema di zucca, dentice al forno con patate, spigola, orata, triglie alla livornese, rana pescatrice, sarago, scampi e tutto quello che il mare consiglia.